Nel 2025, l’identità digitale è diventata uno snodo cruciale per accedere a un numero crescente di servizi: pubblici, bancari, finanziari, assicurativi, scolastici.
Tuttavia, l’accesso non è ancora universalmente garantito. Molti cittadini non dispongono di documenti digitali o strumenti per autenticarsi online, e questa “esclusione digitale” rischia di diventare una nuova forma di marginalizzazione.
In questo contesto, nascono soluzioni decentralizzate come la Proof of Humanity (PoH), un protocollo basato su blockchain pensato per associare un’identità digitale a una persona reale, senza passare da governi o enti centralizzati.
Cos’è la Proof of Humanity?
La Proof of Humanity è un progetto open-source sviluppato su Ethereum e lanciato nel 2021. Si tratta di un registro pubblico decentralizzato di identità umane verificate, dove ogni utente può iscriversi dimostrando di essere una persona reale attraverso un processo di verifica comunitaria.
Come funziona in pratica
- L’utente invia un video e alcuni dati personali.
- Un altro utente del sistema (già verificato) approva o contesta la richiesta.
- Il profilo viene reso pubblico sul registro.
- Il processo è supportato da depositi in ETH come incentivo e deterrente contro gli abusi.
Il sistema, ideato da Santiago Siri (Democracy Earth Foundation), mira a creare un’identità verificabile accessibile a chiunque, senza necessità di documenti rilasciati da uno Stato.
Applicazioni concrete: DAO, UBI, DePIN
L’interesse per la Proof of Humanity è cresciuto in parallelo con la diffusione di progetti DAO (organizzazioni autonome decentralizzate), DePIN (Decentralized Physical Infrastructure Networks) e tokenomics basate su incentivi umani verificabili.
Alcuni esempi reali
- UBI (Universal Basic Income): il token UBI veniva distribuito automaticamente agli utenti verificati nel protocollo PoH, come forma di reddito universale decentralizzato.
- DAO votanti: i voti all’interno di una DAO possono essere filtrati solo su identità verificate da PoH, per evitare che un singolo individuo controlli più account (Sybil attack).
- DePIN: progetti come Helium o DIMO potrebbero adottare la Proof of Humanity per certificare che gli operatori o validatori siano effettivamente esseri umani, migliorando la sicurezza dell’infrastruttura.
Vantaggi: inclusione, sicurezza, decentralizzazione
Uno dei punti di forza della Proof of Humanity è l’inclusività: non serve una nazionalità specifica o un documento statale, ma basta dimostrare la propria esistenza tramite video e peer review. In questo modo si apre la porta a milioni di persone escluse dal sistema finanziario tradizionale.
Altri vantaggi chiave:
- Mitigazione dei Sybil attack: utile in ambienti DeFi, DAO, social network Web3.
- Trasparenza e tracciabilità: tutte le verifiche sono pubbliche, e il processo è open-source.
- Resistenza alla censura: il registro è salvato on-chain, quindi non modificabile da governi o aziende.
Criticità e sfide nel 2025
Non mancano tuttavia le sfide, soprattutto nel bilanciare sicurezza, privacy e scalabilità:
- Privacy: il fatto che il video dell’utente sia pubblico può essere un ostacolo. Alcuni temono che venga usato impropriamente o che l’identità venga esposta senza garanzie.
- False identità o verifiche corrotte: il sistema si basa sull’integrità dei verificatori. Se ci sono incentivi distorti o frodi, l’intero sistema rischia di perdere affidabilità.
- Scalabilità: man mano che la rete cresce, anche i costi di registrazione e verifica (in gas su Ethereum) aumentano.
Sono in corso sperimentazioni per migliorare questi aspetti: ad esempio, l’integrazione di zero-knowledge proofs per proteggere la privacy, o l’adozione su layer 2 (es. Optimism, Arbitrum) per abbassare i costi.
Un’opportunità per l’Italia?
L’Italia sta digitalizzando molti servizi pubblici (SPID, CIE, Fascicolo Sanitario Elettronico), ma resta un forte controllo centralizzato.
Un protocollo come la Proof of Humanity potrebbe affiancare (non sostituire) le soluzioni esistenti, rendendo più accessibili identità digitali per migranti, persone senza documenti o chi vive in aree svantaggiate.
Potrebbe anche essere adottato da startup Web3 italiane per votazioni interne, governance o sistemi di ricompensa peer-to-peer.
Cosa ci aspetta il futuro?
La Proof of Humanity rappresenta una frontiera nuova dell’identità digitale: open, inclusiva, verificabile e resistente alla censura.
Sebbene ci siano ancora ostacoli tecnici e culturali da superare, l’idea di poter dimostrare la propria umanità senza passare da uno Stato o da un ente centrale è rivoluzionaria.
Nel 2025, in un mondo in cui AI e bot sono ovunque, dimostrare di essere umani potrebbe diventare una delle azioni più necessarie in assoluto.















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